Consiglio Pastorale del 20 febbraio: un invito a dire la nostra!


Per la Quaresima il nostro Vescovo ci chiede di esprimere la nostra opinione sulle “malattie” che possono esserci nella nostra parrocchia, sulla scorta delle indicazioni del secondo capitolo della Evangelii Gaudium.

Tutti possiamo dire la nostra: giovani, ragazzi, famiglie, nonni, single, frati, suore, bambini: parlateci e sarete ascoltati! Tutte le opinioni che verranno espresse in parrocchia, via email, su facebook, via lettera o come vorrete, saranno raccolte e formeranno un report che invieremo al vicariato perche’ formi una voce nel gran coro delle parrocchie di Roma. Una volta stimati i mali che le parrocchie sentono di avere dentro, il passo successivo sara’ pianificare degli interventi “curativi”.

Assieme a Padre Mariano abbiamo scorso gli spunti offerti dalla diocesi per fare un esame di coscienza come parrocchia, leggendo in un piccolo riassunto i 6 mali spirituali proposti al nostro esame, per contrastarne l’attacco. Eccoli.

  1. NO ALL’ECONOMIA DELL’ESCLUSIONE. Se ne parla ai numeri 52-60 di Evangelii Gaudium. Vuol dire interrogarci se nella nostra realta’ tendiamo ad escludere delle persone perche’ le consideriamo scarti della societa’, e con indifferenza giudichiamo in base ai loro beni economici, materiali o sociali.
  2. NO ALL’ACCIDIA EGOISTA. Se ne parla ai numeri 81-83 di EG. Noia, indifferenza, manca l’entusiasmo e non ci si da’ da fare con convinzione nelle attivita’ parrocchiali.
  3. NO ALL’INDIVIDUALISMO COMODO. Se ne parla ai numeri 70-80 e 87-92 di EG. E’ la tendenza a dare tanta, troppa importanza, agli spazi privati, con una fede tutta privata, che punta a stare bene con se’ stesso e non ad essere misionari nel mondo, talvolta persino disprezzando gli altri per difendere le proprie convinzioni e temendone quasi un contagio.
  4. NO ALLA GUERRA TRA NOI. Se ne parla ai numeri 98-101 di EG. Troppe le guerre tra i cristiani, che dimenticano il primo comandamento che e’ quello dell’amore. Non si puo’ diventare testimoni credibili del Vangelo se ci si divide irrimediabilmente ingigantendo le differenze sino a portare alla rottura dei rapporti.
  5. NO AL PESSIMISMO STERILE. Se na parla ai numeri 84-86 di EG. E’ l’eterna lotta tra i cristiani ela logica del mondo. Il mondo ed i suoi seguaci paiono piu’ forti della mitezza dei fedeli, ed allora si cede al pessimismo, allontanando la speranza che invece deve essere sempre presente nei cristiani.
  6. NO ALLA MONDANITA’ SPIRITUALE. Se ne parla ai numeri 93-97 di EG. E’ il piu’ insidioso dei mali perche’ si traveste da bene, nel perbenismo che si nasconde in una mondanita’ apparentemente religiosa, ma che in realta’ persegue la gloria personale e non quella di Dio. E’ vivere la fede rinchiusi nel soggettivismo, basato solo sulle proprie conoscenze e capacita’, senza i fratelli e senza la comunita’.

Parliamo poi assieme delle prime tre malattie.

La prima malattia non ci pare proprio appartenere alla realta’ della Traspontina, con il suo vivace centro Caritas e la quotidiana convivenza coi senza casa che gravitano attorno a San Pietro. I nostri poveri sono accolti, ascoltati, considerati, e essi pure infatti partecipano ad organizzare le distribuzioni di alimenti per i loro compagni. Il quartiere storico di Borgo poi e’ tradizionalmente popolare, ed accogliente per i nuovi arrivati. Il gruppo dei genitori dei ragazzi del Catechismo ha trovato dei bellissimi momenti comuni nelle cene organizzate nel salone, vissute con affiatamento senza pregiudizi sociali, economici o culturali. Diversissimo il discorso purtroppo nel mondo del lavoro dove l’aggressivita’ la fa da padrone in una triste guerra tra le persone.

Sulla seconda malattia dobbiamo notare viceversa che si assiste ad un calo di tensione e entusiasmo nell’attività parrocchiale, quasi una stanchezza che come frutto porta al calo dei partecipanti. Occorre proporre cose nuove, lanciarsi in nuovi modi di comunicare e coinvolgere la gente. E’ naturale che quando cambia il Parroco la gente abbia una certa curiosità che nel tempo cala, e che la routine appiattisca l’entusiasmo. Su tutto aleggia anche il problema del calo delle vocazioni che vede sempre meno giovani presbiteri nelle attività della parrocchia. Quale la radice di questa malattia se non che la crisi stessa delle famiglie? Ormai ogni mese si presentano almeno 3 casi di richiesta di annullamento canonico del matrimonio, e su 10 coppie conviventi solo 3 son sposate.

Terza malattia da allonanare e’ la fede individualistica. Far parte della Chiesa vuol dire fare comunita’ e missione, e non dobbiamo dimenticarcene, facendone anzi un punto forte del nostro annuncio e della nostra vita. Guai ad essere “cristiani di elite”! Dobbiamo costringerci ad uscire dalle mura della nostra Chiesa e renderci visibili e credibili di fuori, nella vita quotidiana, nella societa’.

Giulia

 

Un commento

  • Guido

    Mi sembra una buona disanima dei mali di oggi. Credo però che il principale di oggi si chiami INDIFFERENZA, non inteso come noia ed accidia, ma soprattutto come l’interessarsi ai bisogni (cibo, alloggio, sicurezza) che Manslow oltre un secolo fa definiva come “primari” rispetto ad altri (socialità, relazioni ed anche la religiosità).
    Manslow diceva che i bisogni secondari possono essere soddisfatti solo nel momento in cui le persone non sono preoccupate dai bisogni primari perché li hanno soddisfatti. In questo momento storico secondo me l’indifferenza verso la fede e la vita della parrocchia può nascere anche dalle preoccupazioni che la crisi economica ha messo nella nostra testa: dedichiamo sempre più tempo al lavoro (quando si ha…..) perché siamo preoccupati per il presente ed il futuro nostro e dei nostri figli e quindi abbiamo sempre meno tempo e voglia di dedicare energie e tempo ad altre attività, compresa quella parrocchiale.
    Come si esce da questa situazione? Difficile saperlo…… bisognerebbe riacquistare fiducia (Papa Francesco dice di “essere ottimisti” e non lasciarsi andare al pessimismo) e come diceva Padre Mariano commentando il Vangelo qualche settimana fa “bisogna fidarsi di Dio”, ma, parlo per la mia esperienza, non sempre mi basta.