Uno sguardo storico alla Pasqua


Nell’imminenza delle prossime feste pasquali, ci vorremmo soffermare, in questo nostro articolo, sul senso e sul significato della festa di Pasqua e su quale sia stata la sua origine e la sua evoluzione nel tempo.

La Pasqua cristiana, nella quale celebriamo la Passione, Morte e Risurrezione del nostro Signore Gesù, affonda le sue radici nella festa pasquale ebraica, il cui evento portante è rappresentato dalla liberazione del popolo di Israele dall’Egitto. Questa, a sua volta, trae origine da una festa ancor più antica, di natura agricolo-pastorale, nella quale si festeggiava il passaggio dalla stagione invernale a quella primaverile.

Il motivo conduttore che segna l’evoluzione del significato e della storia della festa di Pasqua, risiede nel significato stesso della parola: “Pasqua” deriva dall’ebraico “Pesach”, il cui significato, sebbene non univoco, è “passare/passaggio”.

Tenendo questo a mente, procediamo per gradi.

1) Già molti secoli prima della liberazione di Israele dall’Egitto (evento databile storicamente intorno al 1250 a.C.), i popoli, sia di carattere nomadico (quindi principalmente dediti alla pastorizia), sia di carattere stanziale (agricoltori), celebravano un evento della natura molto importante: il ‘passaggio’ (Pasqua) dalla stagione invernale (stagione caratteristicamente tenebrosa, fredda, piovosa, in cui la natura ‘muore’) a quella primaverile (stagione di ‘rinascita’ della natura, calda, di luce). Per questa occasione, inoltre, venivano offerti, in sacrificio, da una parte, animali (solitamente agnelli puri, senza difetto), dall’altra, le primizie della terra (pane e vino).

Oggi, questo evento, è tipicamente identificato con la data del 21 marzo, equinozio di primavera.

2) Quando Israele uscì dall’Egitto, per mano di Mosè e per opera del Signore Dio, questa festa assunse un nuovo significato: non più il ‘passaggio’ dall’inverno alla primavera, ma il ‘passaggio’ (Pasqua) dall’Egitto alla terra promessa; non più il ‘passaggio’ dalla morte dell’inverno alla rinascita della primavera, ma il ‘passaggio’ dalla sofferenza, dalla schiavitù, dalla morte dell’Egitto, alla liberazione, alla rinascita, alla libertà della terra promessa.

In quell’occasione, inoltre, per comando di Jahwé, Israele doveva sacrificare un agnello (il cui sangue sarebbe servito per segnare gli stipiti delle porte delle case di Israele, ed assicurare loro la salvezza) e preparare pane azzimo che sarebbe servito per il viaggio.

Successivamente, sempre col sangue, Mosè avrebbe asperso il popolo di Israele sul Sinai, sancendo e ratificando l’alleanza del Signore con il suo popolo.

L’uscita dall’Egitto avvenne nel mese ebraico di Nisan, che coincide con il nostro marzo/aprile, e precisamente la notte tra il 14 e il 15 del mese, notte di luna piena. Da allora, e ancora oggi, in questa data, il popolo ebraico festeggia la Pasqua.

Per semplicità, diciamo che essa ricorre sempre la prima notte di luna piena, dopo l’equinozio di primavera.  Quest’anno, 2014, sarà la notte del 15 aprile.

3) La notte dell’Ultima Cena di Gesù (per intenderci, quello che noi oggi identifichiamo con il Giovedì Santo), secondo i Vangeli sinottici, fu la notte in cui Israele celebrava la festa di Pasqua. Gesù, nel mettersi a tavola con i suoi Apostoli, quella sera, stava celebrando la Pasqua come ogni altro pio israelita del tempo. Ecco perché nel contesto dell’Ultima Cena ritroviamo il pane azzimo, il vino e, sicuramente, l’agnello ed altri elementi propri della Cena Pasquale ebraica (anche se non espressamente citati dai Vangeli).

Ma con Gesù, quella Pasqua assunse un nuovo significato.

Non più il ‘passaggio’ dall’Egitto alla terra promessa, ma il SUO (e il nostro) ‘passaggio’ da questo mondo al Padre; non più il ‘passaggio’ dalla schiavitù e morte dell’Egitto, alla libertà della terra promessa, ma il ‘passaggio’ dalla sofferenza, dalla schiavitù del peccato e della morte, alla liberazione e risurrezione della vita eterna.

Anche gli elementi del pane e del vino, sappiamo, assunsero un nuovo significato: il pane dell’afflizione sarebbe stato, d’ora in avanti, il Suo Corpo offerto in sacrificio per tutti; il vino sarebbe stato il Suo Sangue, versato per la nuova ed eterna alleanza. L’agnello sarebbe stato Egli stesso, immolato, il giorno successivo (Venerdì Santo), sull’altare della Croce, per la salvezza del mondo.

La notte tra il sabato e la domenica, Gesù risorge. Passa (Pasqua) dalla morte alla vita, dalla schiavitù alla libertà, dalle tenebre alla luce, e la Domenica di Pasqua (e, per estensione, ogni domenica dell’anno) sarà, da allora in avanti, il giorno della Risurrezione.

Quindi, la Pasqua cristiana cadrà sempre di domenica: la domenica dopo la prima notte di luna piena, dopo l’equinozio di primavera. Quest’anno, come sappiamo, il 20 aprile.

Ovviamente queste poche righe, non hanno la pretesa dell’esaustività ma solo il desiderio di dare alcuni accenni sulla storia della più grande ed importante festa cristiana e il desiderio, attraverso i nostri auguri, che il fulgore della Pasqua raggiunga la sofferenza, la solitudine, la difficoltà di ogni essere umano.

Rinaldo e Nadia

 

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