Carmelo Domestico del 9 gennaio 2015


Nozze di Cana di GiottoL’itinerario delle coppie del Carmelo Domestico di quest’anno ha visto la figura di Gesù quale medico delle coppie, con un approccio biblico da un lato e psicologico dall’altro.

Nell’ultimo incontro abbiano letto il Vangelo delle Nozze di Cana, episodio della vita di Gesù raccontato solo da Giovanni. Questo evangelista ha tralasciato la storia dell’infanzia di Gesù, e elabora in chiave simbolica e teologica con estrema precisione la vita di Gesù, per la quale metà del suo Vangelo è dedicata agli ultimi suoi tre giorni. Sono solo 7 gli episodi narrati da Giovanni della vita pubblica di Gesù, e le Nozze di Cana è il primo. Inizia con “il terzo giorno” richiamando i tempi della resurrezione, e non cita volutamente il nome di Maria ma la definisce “la madre”, oltre che far riferimento alla frase di Gesù “«Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora» che pare brusca ma è anch’essa ben voluta.
Giovanni intende presentare Maria non solo come la madre che ha messo al mondo il Salvatore, ma farne una nuova Eva, un nuovo Israele, la donna per antonomasia con cui Dio fonda un nuovo sposalizio che avrà il suo culmine nella croce, in cui Gesù abbraccia il suo popolo e nel morire gli dona il perdono e la nuova via per la salvezza. Questo intende Gesù, che il compimento del Calvario era cioè ancora lontano.
Come Gesù è cercato dagli sposi quale invitato, così lui stesso cerca gli sposi, fa parte delle nozze come è appunto nei matrimoni cristiani, di cui Dio è parte, assieme agli sposi. Il vino che manca era un elemento fondamentale della festa, ed è appunto Maria che se ne accorge e sottopone a Gesù il problema perché provveda lui. E’ simbolo della protezione materna che la Chiesa offre a chi si trova nel bisogno, ed anche alle coppie similmente nei momenti di crisi il Sacerdote e la Chiesa si offrono come sostegno. Occorre mettersi in ascolto di Dio, ed è questo appunto che Maria dice ai servitori.
L’elemento delle anfore per le abluzioni sono simboliche anch’esse, tradizionalmente poste in una stanzetta fuori dalla sala del banchetto e della festa, quasi in un bagnetto, e il fatto che siano pietra fredda ed arida, oltre che vuote, è simbolo del cuore arido che va trasformato riempiendolo di amore per farne un cuore di carne, fecondo nell’amore appunto. La trasformazione dell’acqua in vino è appunto simbolo dell’amore nuovo che Cristo ci chiama ad esprimere gli uni per gli altri. E’ l’amore carnale tra donna e uomo che deve diventare amore oblativo, di dono per l’altro disinteressato e completo, cioè agape. Il passaggio da eros ad agape permette di superare la crisi delle coppie, e tale tipo di amore va reso visibile al di fuori della coppia, gli sposi cristiani devono essere palesemente diversi dagli altri, e come il vino nuovo dopo l’intervento di Gesù deve essere più buono del precedente!
Il prossimo incontro sarà il 23 gennaio, sempre alle 21 nel salone parrocchiale.