Il Giubileo parrocchiale..


Il Giubileo parrocchiale..

La Chiesa dev’essere il luogo della misericordia gratuita, dove tutti possano sentirsi accolti, amati, perdonati e incoraggiati a vivere secondo la vita buona del Vangelo.

Così Papa Francesco si esprimeva nella prima esortazione apostolica nel novembre del 2013 nell’Evangelii Gaudium. Qui però non vi scriverò della storia del Giubileo, del significato della Misericordia o dell’Amore e del Perdono del Padre Nostro. Tutt’oggi, nonostante le catechesi, le letture fatte, le discussioni avvenute nell’ambito familiare a tal riguardo, non ne avrei gli strumenti giusti per trattarne. Invece, in questo mio scritto, vi parlerò di cosa abbia significato per me il cammino verso la Porta Santa avvenuto il 5 marzo, in un sabato pomeriggio che proprio, a causa di un tempo minaccioso, invogliava a rimanere rintanati in casa. Ma soprattutto vi parlerò di come la comunità parrocchiale, la nostra comunità, con l’abbraccio paterno di Padre Mariano, mi accompagnino in questo pellegrinaggio verso la fede, verso l’amore e, finalmente, verso la gioia di sentirsi veramente accolti. A rendere quel piovigginoso pomeriggio in un momento davvero giubilante fin dalla partenza a Castel Sant’Angelo sono stati i sorrisi dei bambini, colmi di allegria e vitalità. Ricordo l’abbraccio di Beatrice che mi è corsa incontro lasciando solo per quell’istante la mano sicura e amorevole del padre; Margherita che, addetta alla distribuzione dei foulard di riconoscimento per non disperderci, non ha fatto passare un attimo dal mio arrivo per rivolgermi subito uno dei suoi affettuosi sorrisi. E quel pomeriggio, nonostante vi fosse in concomitanza la raccolta degli alimenti nei supermercati, non poteva mancare la nostra pazientissima Rita che ha controllato affinché non mancasse nessuno alla partenza del pellegrinaggio, salutandoci allegramente con la sua energia vivissima. Durante il cammino verso San Pietro, mentre molti di noi tentavano di fuggire dall’obiettivo della macchina fotografica di Padre Sebastian ed altri, come il nostro corista Fabio, invece intonavano i canti preparati dalle diocesi della XXXII prefettura, ci siamo soffermati di fronte alla nostra chiesa, per rivolgere una preghiera alla Madonna del Carmelo, nostra protettrice e dolcissima Madre. E‘ davvero emozionante poter custodire i ricordi di quel cammino di intensissima partecipazione nella preghiera, nelle risate e anche nei momenti in cui condividevo con la mia compagna di pellegrinaggio, la piccola Lavinia, i brividi di freddo nell’attesa di entrare in Basilica. Aver passato la Porta Santa con la mia Parrocchia, tenendo sottobraccio Lucetta, e al mio fianco Luciana, Francesco, Alessandro, Giulia, mi ha permesso di toccare con mano la gioia di sentirmi unita alla mia comunità con la quale ho sperimentato la misericordia infinita del nostro amatissimo Padre. Il pellegrinaggio, la Messa avvenuta all’interno della Basilica, il Vangelo di san Luca sulla parabola del “figliol prodigo” letto dalla voce ferma e decisa di Rinaldo, il coro che proveniva da una remota città del  Giappone, mi hanno concesso di percepire in modo tangibile l’abbraccio accogliente e infinitamente ricco di amore del Padre misericordioso. Nonostante la nostra vita sia colma di difficoltà, dolore, a volte davvero insostenibile, ferite che ci appaiono inguaribili, di fallimenti, Dio accoglie tutto ciò che noi siamo, con i nostri grandi carichi sulle spalle, la voglia fortissima che può travolgerci del voler mollare tutto e desiderare solo di sparire, e, mediante il suo perdono, rende tutto nuovo, di una bellezza speciale e unica. Dio è rivolto al nostro futuro, crede nello splendore di uomini e peccatori. Vi è una particolarissima tradizione, che riguarda il popolo giapponese, definita la tecnica del Kintsugi, la quale consiste nel riparare un vaso rotto anzichè buttarne via i cocci rotti. Ma la particolarità risiede nel fatto che i pezzi vengono rimessi insieme con dell’oro fuso, affinchè le “ferite” brillino e, di conseguenza, la bellezza pura, unica, inestimabile andrà i risiedere proprio nel difetto. Grazie ai sorrisi, agli abbracci, all’energia della nostra comunità, grazie a quest’ anno speciale di Giubileo, sto pian piano imparando quanto sia incommensurabile l’amore misericordioso di Dio.

Cecilia

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