E. Boaga: dal giornalino n° 7


Popolazione e ambiente della Parrocchia

Dal giornalino n°7 – marzo 2012

emanueleboagaNel continuare l’esame degli aspetti demografici e ambientali della parrocchia della Traspontina, è bene ricordare che già dai primi decenni del secolo XVII la situazione appare assai particolare e diversa da altre zone o rioni della città. La popolazione era formata in gran parte da persone adulte con prevalenza degli uomini sulle donne. Tra il 1628 e il 1640 per motivi non noti si ha una forte diminuzione del numero degli abitanti, per poi registrare una consistente ripresa dalla seconda metà del secolo XVII. Mentre prima della metà del secolo XVIII si ha una certa eccedenza di morti sui nati, poi il numero dei nati supera quello dei morti e continua a crescere fino alla fine di quel secolo. Con riferimento alla situazione registrata negli stati delle anime della Traspontina dei secoli XVII – XVIII, una buona parte della popolazione era costituita da osti e proprietari di locande, che risultavano essere tedeschi, svizzeri, toscani, emiliani e lombardi. Sulla porta del loro locale collocavano la propria insegna dipinta a colori, così tra le osterie e taverne rette da tedeschi le più note erano quelle dell’Angelo, del Sole, dello Specchio, delle Donzelle, del Bordone, dell’Elmo e l’osteria del Cavalletto. Anche se di numero rilevante, rispetto però ai grandi alberghi di Roma. Si trattava di osterie e locande di poca importanza, avendo una possibilità di 10/15 o al massimo 30 letti. Solo dal 1768 si può indicare nella Traspotina qualche locanda tra le più importanti della città. Fatte oggetto delle visite degli incaricati pontifici per controllarne le condizioni di igiene e di gestione, esse risultavano nel 1624 ben 99 (16 osterie, 43 bettole, 40 locande), mentre dopo le vicende dell’occupazione napoleonica, esse scendono a 40. A volte gli osti o i locandieri svolgevano anche altre attività. Circa un quarto della popolazione era costituita fa “pigionanti”, ossia da contadini e artigiani, che per lunghi periodi dovuti al loro lavoro nelle vigne fuori Porta Castello (ben 62 nel 1675 e 51 nel 1775) e per la fabbrica di S. Pietro, alloggiavano presso osterie e locande. Inoltre quest’ultime ospitavano anche numerosi pellegrini (di cui si ebbe un afflusso particolare in occasione dei giubilei del 1650, 1675. 1725) che a volte rimanevano a lungo, per mesi, nella città eterna. Tra i pigionanti a volte vi erano anche storpi e mendicanti, nonché muratorie altre persone umili in cerca di lavoro, attirati dalla fama di benessere, mentre poi vi trovavano povertà. Altra parte della popolazione era costituita da alcuni vescovi ed ecclesiastici e da numerosi religiosi, nonché dal gruppo dei “cortigiani dei cardinali”, dalla guarnigione militare di Castel S. Angelo e da commercianti, impiegati, calzolai, falegnami, macellai, maccaronari o vermicellari, faccini, barbieri, barcaroli ecc. Non mancava poi la presenza di orefici, argentieri e gioiellieri, che in quel tempo avevano un ruolo importante nell’economia romana. Almeno dalla metà del sec. XVII si insidiarono alcune famiglie nobili antichissime di Roma (Orsini, Bessi, Altoviti, Torlonia) e quelle della nuova “nobiltà”. Ad esse poi si aggiungevano ,anche se pochi, i rappresentanti dell’alta borghesia: speziali, medici e notai. Si h anche notizia di qualche possidente, musicista e pittore. Infine con la politica urbanistica di far scomparire le casupole abitate dal ceto più povero, qualche volta il popolo minuto viveva nelle soffitte delle dimore sontuose dei nobili, e nel caso degli Orsini annidato nei fornici sui quali poggiava la loro residenza patrizia. L’aspetto sociale più genuino di questo “paese dei cenobiti e dei pellegrini”, come da Baracconi viene denominato tutto Borgo, era quello di un popolo per il quale vivere era quotidiana e dura fatica. Le vicende vissute e la vicinanza tra classi sociali le più varie, introduceva vicendevole influenze di costumi e di tradizioni, fino a formare una identità specifica, quella “borghigiano” in cui rusticità e fierezza, scontrosità e insieme nobiltà e gravità risultavano i tratti fondamentali. Dopo le vicende della Repubblica Romana e il periodo della restaurazione nella prima metà del secolo XIX, si verificarono alcuni cambiamenti socio-economici che portarono ad una presenza sempre più stabile della popolazione nella Traspontina, con un aumento notevole delle attività commerciali e artigiani, sempre contenuta in ambiti di modeste dimensioni. Negli ultimi decenni del sec. XX si è verificata la scomparsa quasi totale dell’artigianato, mentre è cresciuto notevolmente – spesso gestito da non borghigiani – il commercio e i servizi legati al turismo religioso. Altro fenomeno rilevante è il crescere delle presenze di residenti “forestieri”, che prendo il posto dei borghigiani.

 

p. Emanuele Boaga