E. Boaga: dal giornalino n° 9
Come e dove nascono i nostri frati
Dal giornalino n°9 – settembre 2012
All’origine dei frati Carmelitani c’è un luogo: il monte Carmelo. Il suo nome ebraico, Karmel, vuol dire giardino fiorito, frutteto, in opposizione alla steppa e al deserto. Nella Bibbia, il Carmelo viene nominato più volte come sinonimo di fecondità e bellezza spirituale. Sul Monte Carmelo, il Profeta Elia sfidò e sconfisse i profeti di Baal, la divinità cananea della vita e della fecondità. Elia aiutò il popolo d’Israele, attratto dal culto di Baal, a riconoscere il vero Dio della vita, Jahvé (1Re 18,20-40). Dalla sommità del promontorio del Carmelo, Elia pregò il Signore perché ponesse fine alla siccità che durava da tre anni e mezzo (1Re 2,25; 4,25). Questo suo zelo per la causa di Dio, trovò conferma nell’esperienza contemplativa sull’Oreb e nel torrente Carith, e nella sua dedizione alla causa dei poveri e degli oppressi. Per questo i Carmelitani contemplano in questo grande Profeta il richiamo a vivere la dimensione profetica del Battesimo, nella contemplazione della presenza di Dio nel mondo e nell’annuncio continuo e coraggioso del Vangelo a tutti.
Il Carmelo poi, è stato sempre nella memoria degli uomini biblici il simbolo di bellezza e di fecondità (Ct 7,6; Is 35,2). Ben presto i Carmelitani identificarono il monte Carmelo con il luogo di Maria: lo splendore e la naturale fecondità del monte li richiamavano di continuo alla semplicità della Madre del “più bello dei figli dell’uomo” (Sal 45,3). Maria, la donna Vergine e Madre, la Donna dell’ascolto silenzioso e fattivo della Parola di Dio, divenne ben presto una presenza ispirante per i primi carmelitani sul Carmelo. Essi ne sentirono sia la presenza amorosa e protettrice della Madre, sia la compagnia della Sorella capace di accompagnarli e guidarli per i duri sentieri che conducono fino alla vetta del monte: Gesù Cristo. La Vergine Santa diviene per i Carmelitani modello ispirante nell’ascoltare e accogliere la parola di Dio con disponibilità totale a compiere la volontà divina ogni giorno. Maria è la donna nuova, pienamente unita per mezzo dello Spirito a Gesù e con Lui al Padre: anche il Carmelitano si sente chiamato a vivere in piena comunione con Dio.
Così fin dall’inizio questi due modelli ispiranti condussero i Carmelitani a «vivere nell’ossequio di Cristo Gesù, servendolo con cuore puro e totale dedizione», scopo della loro vita secondo la Regola carmelitana. Una vita e un servizio dallo stile profondamente contemplativo, sia nelle strutture, che nella scelta dei valori di fondo. La contemplazione comincia quando ci si affida a Dio, senza guardare al modo che egli sceglie per avvicinarsi a noi. É un atteggiamento di apertura a Dio, presente in ogni luogo. La libera iniziativa di Dio tocca e trasforma verso l’unità di amore con Lui, elevando coloro che si ispirano ai valori del Carmelo alla gioia di essere amati da Dio e vivere nella sua presenza amorosa e trasformante.
Questo sguardo contemplativo aiuta a scoprire la presenza di Dio nelle esperienze quotidiane e soprattutto nei fratelli. Il valore della fraternità, che caratterizza i Carmelitani trova forza nell’ascolto della Parola, nell’Eucaristia e nella preghiera. Nasce in questo modo la forma caratteristica di fraternità contemplativa, propria del Carmelo, che aiuta a trovare il volto di Dio nel cuore del mondo, perché lì Dio ha stabilito la sua dimora.
p. Emanuele Boaga