E. Boaga: dal giornalino n° 4


La festa della Madonna del Carmine nelle cronache passate

Dal giornalino n°4 – giugno 2011

Ogni anno, a luglio, nella chiesa di S. Maria in Traspontina nella solennità della Madonna del Carmelo si rinnova l’attestato della devozione dei fedeli e si svolgono manifestazioni di religioso entusiasmo, con magnificenza di apparato  e con partecipate celebrazioni liturgiche e la consueta processione.  In passato, fin dal secolo XVIII alla Traspontina questa festa solenne di luglio era unita alle 40 Ore.

In un pro-memoria del 1824 sulle cose da preparare in chiesa in queste occasioni il padre sagrista annotava: «essendo queste due feste a luglio le principali di Traspontina e di tutto l’Ordine nostro, si mette fuori tutto ciò che vi è di prezioso». Dopo un’accurata pulitura di tutto il tempio, si procedeva a rivestire di damaschi le colonne e pareti, e adornare le cappelle «alla bolognese», come si diceva in quel tempo. Inoltre si provvedeva a far scendere dal soffitto dieci lampadari finemente cesellati in argento e contenti ognuno da trenta a cinquanta ceri.

Si provvedeva anche alla pulizia delle strade non solo davanti alla chiesa, ma anche ove sarebbe passata la processione. Inoltre in occasione della festa, spesso avveniva la illuminazione della facciata, a cui provvedevano solerti «sampietrini». Quando poi venne l’introduzione dell’elettricità, questa illuminazione ebbe vicende alterne.

La novena del Carmine iniziava il 5 o il 6 o il 7 luglio, ed era celebrata un’ora prima dell’Ave Maria. Al termine della novena e, quindi alla vigilia della festa della Madonna, si iniziavano le solenni 40 Ore. Per questo, verso la fine della novena il quadro della Madonna del Carmine, incoronata dal Capitolo Vaticano nel 1641 (e sostituita da un copia nel sec. XIX, perché andata certamente persa durante il periodo della repubblica romana, 1798-1799), veniva trasferita dall’altare maggiore alla cappella di S. Maria Maddalena de’ Pazzi, e qui si facevano le celebrazioni della festa della Madonna e «quasi mai all’altare maggiore, essendo questo occupato per le 40 Ore». L’abbinamento delle 40 Ore con la festa del Carmine scomparve a metà del secolo XIX e da allora fino al 1937, dopo la festa del 16 luglio, celebrata d’ora in poi all’altare maggiore, seguiva un solenne ottavario con solenne predicazione.

Le cronache del passato informano pure su come si svolgeva la novena stessa: all’inizio si procedeva a scoprire l’immagine della Vergine SS.ma del Carmelo, seguiva poi una serie di preghiere, la predicazione e infine la benedizione eucaristica. Le stesse cronache ricordano l’uso della musica orchestrale e corale nella celebrazione della Messa solenne e dei Vespri del Carmine in età barocca. Un uso che fu tolto all’epoca del priore generale Gioacchino Pontalti (1756-1762), ma che fu di nuovo rintrodotto «in modo conveniente e decoroso», come annota il cronista nei primi decenni del secolo XIX. Dai registri delle spese per la festa, si viene a sapere che varie volte si trattava di due orchestre (almeno fino al 1864) e di una corale di 20 membri, a cui si provvedeva, al termine della funzione, a dare una merenda consistente in «pagnottelle e boccali di latte». Il direttore di musica era spesso quello della cappella sistina o di una delle cappelle più note in Roma. Ai predicatori, agli alti prelati e agli Em.mi Cardinali che partecipavano ai sacri riti, era riservato un trattamento particolare, con offerta di omaggi, caffè, cioccolata e dolciumi. La festa era anche occasione di far avere ai benefattori della chiesa abitini riccamente ricamati. Nel 1863, quando Pio IX, il 15 luglio, visitò all’improvviso la Traspontina, il solerte padre sagrista si trovò tra le mani uno scapolare con merletto d’oro che poté offrire al Papa in segno di filiale ossequio.

La processione del Carmine si svolgeva in passato portando per le vie di Borgo la venerata immagine che stava sull’altare maggiore. Nel 1865 si fece la statua della Madonna del Carmine che, collocata prima nell’arco tra la cappella di S. Maria Maddalena de’Pazzi e la cappella di S. Alberto e poi definitivamente nella Cappella dell’Immacolata, ha sostituito in breve tempo nella venerazione dei fedeli la copia della primitiva immagine che si contempla oggi nel baldacchino dell’altare maggiore. La nuova statua, nello stesso anno 1865 fu portata nella solenne processione di luglio per le vie di Borgo, fino a S. Pietro, ritornando trionfante tra gli applausi dei fedeli sulla macchina spinta da 11 facchini, che lungo il tragitto si rinforzarono bevendo «alcune fogliette di vino, per un totale di 44 bajocchi». Per l’occasione la statua venne «vestita» da 8 signorine che svolsero il loro servizio con meticolosa cura, sentendosi altamente in ciò onorate. Ad esse, dopo la processione, vennero offerte «granite con paste».

Nel 1922 venne rifatta la macchina per il trasporto della statua della Madonna durante la processione, ed anche venne realizzato il trono in legno dorato, su disegno di Fra Aureliano dei Fratelli della Misericordia.

Nel 1928 la festa del Carmine fu resa più solenne con l’offerta della nuova corona d’oro, inclip_image004 sostituzione di quella di metallo, che i fedeli hanno voluto offrire alla celeste patrona. La corona – tutta d’oro finissimo cesellato con stelle e rosoni montati di brillanti – fu eseguita dal gioielliere Enrico Ferrara di Napoli. Il 2 luglio papa Pio XI, ricevendo in udienza particolare il priore della Traspontina e i presidenti delle associazioni maschili e femminili della parrocchia, benedisse questa nuova corona, ammirandone la preziosità e la bellezza. L’imposizione della corona avvenne il 15 luglio (in quell’anno cadeva di domenica) per le mani di Mons. Luigi Pellizzi arcivescovo di Damiata, dopo la celebrazione della S. Messa e la Comunione generale. Il canto del «Regina coeli» accompagnava il gesto del porre sul capo della Vergine la corona, mentre si elevavano tra i fedeli gridi festosi di «Evviva Maria». Nel pomeriggio poi di quella stessa domenica si ebbe la solenne processione per i Borghi. Dovunque passò la venerata statua della Madonna, le strade erano pavesate a festa; balconi, finestre, negozi erano parati con fiori e con lampadine elettriche. Ovunque la statua passava si agitavano bandiere, fazzoletti e si elevava un sol grido di esultanza che acclamava la Regina del Carmelo, salvezza di Roma e del mondo.

 

p. Emanuele Boaga