CHIAMATO ED INVIATO a portare Gesù
Esperienza di un ministro straordinario della Eucarestia
Eh sì! Quel giorno me lo ricordo benissimo. Era il sette gennaio di quattordici anni fa. A quei tempi ero già sposato e padre di tre figli. Lavoravo come avvocato in un grande ente pubblico ed ero impegnato sia la mattina che il pomeriggio, per cinque giorni la settimana.
Nonostante ciò, mi sforzavo di mantenere l’abitudine, presa fin da ragazzo, quando frequentavo la scuola dei Gesuiti, di partecipare ogni giorno alla Santa Messa per ringraziare il Signore: al mattino nei giorni festivi, alla sera nei giorni feriali.
Quel giorno feriale di gennaio 2001 stavo appunto uscendo dalla mia parrocchia della Traspontina, dopo la Messa del mattino, quando, secondo gli imperscrutabili disegni di Dio, mi si fece incontro quella che io consideravo una figura di Carmelitano e di sacerdote veramente bella, di nome Daniele. Questo, ex-parroco con oltre sessanta anni di sacerdozio, che da tanto tempo conosceva bene sia me che mia moglie, mi domandò subito: “come mai oggi non sei tornato in ufficio?”. Gli risposi che avevo una grande novità da comunicargli: da quel giorno non avrei lavorato più, perché ero andato in pensione. Stavamo per lasciarci, quando lui si girò e mi disse: “Ti piacerebbe divenire ministro straordinario della Comunione della Traspontina e dedicare così un poco del tuo tempo agli anziani e ai malati della parrocchia?”: Lì per lì la mia prima sensazione fu che dovevo non aver capito bene la domanda, perché io avevo sempre saputo che quel ministero fosse riservato solo ai Religiosi. P. Daniele “capì che non avevo capito” e allora mi spiegò brevemente che fin dal 1978, con Papa Paolo VI, le cose erano cambiate ed era divenuto possibile che il ministero fosse svolto anche da un laico. A tal fine era necessario che il Parroco facesse una speciale richiesta al Vicariato e che l’interessato partecipasse ad un apposito corso diocesano di formazione e preparazione, ottenendo l’idoneità all’incarico.
Non potrò mai dimenticare quel sette gennaio! Ed ecco la mia esperienza.
La prima cosa che mi ha colpito, quando ho cominciato ad entrare nelle case dei malati e anziani portando la santa Comunione è stata la gioia incontenibile e commovente che l’arrivo di Gesù sacramentato arrecava a coloro che attendevano di poterlo ricevere: chi era costretto a letto ma era vigile, alzava le braccia al cielo e recitava una giaculatoria, chi era seduto in poltrona e sembrava assente rispetto a quanto lo circondava, apriva gli occhi al sentire che era arrivato l’inviato della parrocchia con la santa Comunione. Tale gioia, poi, si trasformava immancabilmente, al momento del commiato, in benedizioni e promessa di preghiere per me e per la mia famiglia.
Un’altra cosa che mi ha stupito fin dall’inizio è stato l’atteggiamento pieno di amore e di santa pazienza che i familiari conviventi riversavano sui loro cari malati. Ho ancora davanti agli occhi il caso di figli, nei confronti dei genitori molto anziani e sordi o ciechi; di un genero nei confronti di una suocera allettata e in fin di vita; di una sorella, già anziana, che si dedicava, fino a prendersi l’esaurimento, per assistere l’altra sorella sorda e completamente svanita.
Infine voglio accennare ad un ultimo fatto che mi ha colpito nella mia esperienza di Ministro e di ci non ho mai sentito parlare. Esso riguarda le c.d. Badanti, per lo più straniere, in tutti casi in cui i parenti non hanno la possibilità di convivere con i loro cari ammalati, facendosi aiutare nel servizio da un apposito assistente alla persona malata. Mi riferisco in particolare alla situazione di estremo sacrificio in cui si trovano ogni giorno quelle badanti, in tutti quei casi in cui esse vengono lasciate completamente sole con l’ammalato a svolgere il loro lavoro, Spesso è lavoro che non ammette interruzioni, neanche di notte, non c’è compagnia ne dialogo e in molti casi i malati sono in uno stato vegetativo. Da quello che mi hanno confidato alcune badanti , lo stress è tale che si finisce per aspettare con sollievo anche l’evasione di quei pochi minuti di tempo necessari per uscire di casa e scendere in strada a svuotare la pattumiera nei cassonetti dell’Ama!
In conclusione, ho scoperto che c’è una ricchezza inimmaginabile di vita e di insegnamenti anche là dove la vita sembra fermarsi.
Paolo Cannella
Grazie della tua bellissima testimonianza, Paolo! E grazie anche del servizio che offi a tutti i parrocchiani vecchierelli nascosti nei nostri palazzi.